Territorio

L’Oltrepò Pavese

Situato nella parte sudoccidentale della Lombardia, nella sua porzione più orientale si presenta dolce e armonioso, con morbide colline di argilla e calcare che sembrano da sempre interessate dalla vite, dall’uva e dal buon vino.

Non si sa con certezza quando ebbe origine l’attività vinicola: il ritrovamento di un tralcio fossile risalente all’epoca preromana sembra però confermare le testimonianze di Plinio, Strabone e Virgilio che celebrano la coltura della vite come una delle pratiche di maggior successo lungo la pianura padana.

I Romani e L’Oltrepò

Si deve ai Romani l’avvio della nobile arte vinicola in queste terre. Documenti notarili testimoniano che dal VII al XIV secolo d.C. il paesaggio collinare dell’Oltrepò Pavese era già molto simile a quello odierno: un orizzonte completamente vitato.

I vigneti erano organizzati in fundi, appezzamenti di terreno autosufficienti controllati da una villa che ospitava la dimora del proprietario e alcuni rustici per gli attrezzi da lavoro, stalle e fienili. In quel periodo il vino, immancabile protagonista di piacevoli banchetti, nei commerci rappresentava la più valida merce di scambio.

Nel XVIII si verifica un sostanziale aumento della produzione e la più ampia diffusione del vino. La fine del ’700 segna un grosso cambiamento nel sistema di proprietà oltrepadana con la dissoluzione del latifondo nobiliare ed ecclesiastico; una grande schiera di piccoli proprietari terrieri riprese la coltivazione dei vigneti secondo una gestione diretta e non più per conto del padrone.

I vitigni storici della zona – Moradella, Croatina, Barbera, Vespolina, Uva Rara e Moscato – videro l’ingresso del Pinot Nero, varietà proveniente dalla vicina Francia: quest’uva trovò subito l’ideale terroir e non impiegò molto a divenire uno dei vitigni più nobili della zona.

A questo riguardo taluni ampelografi ipotizzano la presenza di genotipi ancestrali del Pinot Nero sulle nostre colline già dall’epoca dei Romani…

Il Pinot Nero

Oggi circa 13.500 ettari vitati rendono l’Oltrepò Pavese la terza denominazione italiana per estensione. In questo mare sconfinato di vigne trovano spazio diversi vitigni citati ma il principe incontrastato è il Pinot Nero.

Il Pinot Nero che conosciamo oggi in Italia deriva comunque da selezioni francesi e apparve nel panorama cispadano intorno alla metà dell’800; coltivato su circa 3.000 ettari marchia indelebilmente il territorio come il più grande bacino nazionale dedicato a questa varietà.

La grande presenza di questo vitigno spiega la fortissima vocazione spumantistica che culmina nella Docg Oltrepò Pavese Metodo Classico ottenuta nel 2007. La versione rosé della Docg Oltrepò Pavese Metodo Classico viene ufficialmente battezzata con un nome distintivo. Nasce Cruasé, da “Cru” (selezione) e “rosé”, un marchio che identifica il Metodo Classico Rosato ottenuto in Oltrepò Pavese da uve Pinot Nero.